Italia / Biografia

Vincenzo Ferrante Gonzaga


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Vincenzo Ferrante Gonzaga è stato un militare italiano caduto nella seconda guerra mondiale, medaglia d’oro e d’argento al valor militare. Figlio del militare Maurizio Ferrante Gonzaga, marchese di Vescovato e del Vodice, ereditò alla morte del padre oltre al titolo di marchese, altri titoli nobiliari. Dopo essersi laureato in ingegneria all’Università di Torino, decise di intraprendere la carriera militare.

Dopo aver partecipato alla guerra di Libia e alla Prima Guerra Mondiale, inizia una veloce carriera militare e nella Seconda Guerra Mondiale comanda l’artiglieria del 13° Corpo d’Armata a Cagliari.

Il 10 febbraio 1943 al Generale Gonzaga viene affidato il comando della 222° Divisione Costiera dislocata nel salernitano. Dopo l’armistizio dell’8 settembre, quando i tedeschi ordinano il disarmo di tutti i reparti italiani, il generale decide di non consegnare le armi ai tedeschi e di prepararsi alla Resistenza. Nei presso di Eboli, il generale viene raggiunto insieme al proprio reparto da un raggruppamento tedesco che gli intima la resa, a cui il Generale si oppone con molta determinazione. Minacciato a mano armata dall'ufficiale germanico, insisteva nel suo fermo atteggiamento e portando a sua volta la mano alla pistola, ordinava ai propri dipendenti di resistere con le armi alle intimazioni ricevute, quando una scarica di moschetto automatico nemico l'uccideva all'istante".

In una lettera alla sorella del 13 aprile 1943, l'alto ufficiale aveva scritto: "Non ti dico che momenti sto vivendo. E purtroppo non sentiamo una parola dall'alto per rincuorarci. Nel Governo non ha più fiducia nessuno, le organizzazioni varie si sono sciolte al primo pericolo; i contadini non consegnano più il grano agli ammassi, lo mettono in damigiane e lo sotterrano. Si ha l'impressione del tracollo". Nel dopoguerra al generale Gonzaga del Vodice è stata intitolata la caserma di Foligno dove ha sede il Centro di selezione e reclutamento nazionale dell'Esercito, e una strada nel comune di Eboli.